Breve di Beatificazione

BEATO LUCA PASSI
Breve Apostolico di Beatificazione

Sono venuto a portare (gettare) il fuoco sulla terra e quanto vorrei che fosse già acceso (Lc 12, 49).

Il Venerabile Servo di Dio Luca Passi, presbitero della diocesi di Bergamo, fu pastore vigile, premuroso, generoso e straordinariamente dinamico nel servizio al popolo di Dio come predicatore e fondatore. Pieno di zelo e infiammato dal fuoco dello Spirito ripeteva: “Chi non arde non incendia”.

Don Luca nacque a Bergamo il 22 gennaio 1789. Primogenito del conte Enrico Passi della nobile famiglia dei Preposulo e di Caterina Corner non considerò mai un privilegio la ricchezza della famiglia e la nobiltà delle origini che, anzi, costituirono una solida base per una superiore nobiltà spirituale. La famiglia era contraddistinta da una robusta fede cattolica unita ad un corredo di esemplari virtù civili. I genitori impartirono la prima educazione ai figli ai quali trasmisero la fede, la pietà e l’attenzione ai poveri. Oltre don Luca divennero sacerdoti i fratelli Marco Celio, quasi anima gemella di Luca e suo convinto sostenitore e Giuseppe Antonio, che esercitò il ministero nella parrocchia di Calcinate, dove la famiglia si trasferì in un ambiente più tranquillo e lontano dai tumulti della guerra che le truppe francesi avevano portato a Bergamo.

Dopo aver frequentato il seminario di Bergamo, don Luca fu ordinato sacerdote il 13 marzo 1813. In quel periodo si facevano sentire fortemente nella società italiana alcune conseguenze negative della rivoluzione francese, soprattutto sui giovani: degrado morale, analfabetismo, ignoranza religiosa, abbandono, miseria. Il giovane sacerdote, ascritto al Collegio Apostolico di Bergamo e assunti gli impegni spirituali e apostolici che esso proponeva, si dedicò alla predicazione, all’ascolto delle confessioni, e soprattutto, quale missionario itinerante, alla predicazione straordinaria, fatta in varie città su richiesta di vescovi e parroci, comprendente quaresimali, esercizi spirituali, novene, missioni popolari.

In secondo luogo don Luca si dedicò alla formazione dei giovani, fondando la Pia Opera di S. Dorotea per preservare le ragazze dal degrado morale e consolidarne la formazione cristiana e la Pia Opera di S. Raffaele per i maschi. L’ispirazione carismatica di tali associazioni era indicata da don Luca nel precetto evangelico della correzione fraterna. Inoltre stese il Progetto morale ed economico, una istituzione di tipo socio-religioso per orientare al lavoro agricolo i giovani delle campagne. L’attività pastorale di don Luca ebbe il suo culmine nella fondazione il 6 agosto 1838 a Venezia delle Suore Maestre di Santa Dorotea con il fine specifico di promuovere l’Opera di Santa Dorotea. Nella città lagunare egli morì in concetto di santità il 18 aprile 1866.

Ancora vivente, don Luca era venerato come vero apostolo, al pari di San Paolo. I testimoni affermano che si faceva tutto a tutti per guadagnare tutti a Cristo: grande coi grandi, piccolo coi piccoli, umile, mite, gioviale, affabile. La sua passione era diffondere il Vangelo per la salvezza delle anime. Il suo ardore apostolico non era frenato dal freddo, dalla pioggia, dal sole ardente, dalle neve, dai venti, dalla lunghezza dei viaggi, dall’asprezza delle vie, dall’altezza dei monti. Niente gli poteva impedire di essere missionario di Cristo. Questo suo entusiasmo si radicava su una fede viva e penetrante, su una speranza sconfinata e su una operosa carità.

La sorgente di tanto slancio apostolico si può trovare nelle parole del suo Testamento.  Egli si richiama all’episodio di Gesù che si rivolge a Pietro e lo interroga sulla carità (Gv 21,1-19) e dopo l’assicurazione di Pietro gli affida la guida della Chiesa: «Pasci le mie pecore». La missione pastorale di Pietro si radica sull’amore incondizionato a Cristo, lo stesso amore che ha alimentato il  sacerdozio di don Luca e che, egli afferma, l’istituto deve continuare a manifestare, fedele allo scopo che lo ha generato.

Il ministero di Don Luca fu anzitutto e soprattutto espressione di carità vissuta e diffusa. Essere sacerdote per lui significava farsi mediatore tra Dio e l’umanità, dispensatore dei divini misteri, araldo della divina parola, maestro e guida del popolo. Significava riconciliare i ravveduti, istruire gli ignoranti, consigliare i dubbiosi, animare i timidi, confortare i deboli, ammonire i colpevoli, difendere i piccoli dai lupi rapaci. Significava, insomma, essere il pastore buono, che piange con chi piange e soffre con chi soffre, per guadagnare tutti a Cristo. Nessuno avrebbe dovuto sfuggire alla carità pastorale del santo sacerdote, che aveva cura di ogni persona che incontrava. La carità la attingeva al Cuore mite e misericordioso di Gesù e le parole le raccoglieva dal Vangelo, che conosceva, meditava e comunicava con gioia e con instancabile ardore.

Le sue virtù eroiche furono riconosciute con Decreto di papa Benedetto XVI il 6 luglio 2007. Dal 7 al 13 giugno 2009 si è svolto a Venezia l’ “Inchiesta diocesana super miro” per documentare la malattia di Suor Brunamaria Ghidelli e la presunta guarigione  attribuita all’intercessione del Venerabile Servo di Dio. La consulta medica del 13 ottobre 2011 giudicò il caso scientificamente inspiegabile. I consultori Teologi radunati nel Congresso Peculiare del 18 febbraio 2012 diedero parere favorevole, attribuendo tale guarigione alla intercessione del Venerabile Servo di Dio. I Padri Cardinali e Vescovi radunati nella Sessione ordinaria del 19 giugno 2012 essendo Ponente della Causa l’Em.mo Card. Francesco Monterisi, la giudicarono vero miracolo, così che noi abbiamo autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il relativo Decreto il 28 giugno 2012 e abbiamo poi stabilito che la Beatificazione avvenisse a Venezia il 13 aprile 2013.

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