Hai presente quando si va dall’oculista? Ti mette davanti le lettere e tu le vedi, ma sono offuscate e non le leggi bene… poi ti mette gli occhiali giusti, all’improvviso, riesci a mettere a fuoco quello che già c’è.
La novità dei giorni vissuti a Bovegno, a ridosso delle festività natalizie, ha fornito gli occhiali per leggere in modo nuovo le Beatitudini definite “la Cattedrale”. La proposta, pensata e programmata da don Luciano Vitton Mea, parroco di Bovegno, in collaborazione con la comunità delle Suore Dorotee, è stata accolta da una trentina di persone: un gruppo variegato per età, provenienza, stato di vita… accomunati dal desiderio di vivere un’esperienza di fraternità.
Un programma semplice: ascolto, preghiera personale e comunitaria, riflessione, confronto, ma anche conversazioni, condivisione dei pasti e del tempo libero, per facilitare le relazioni ed esplorare le risorse del territorio: dal centro storico del paese, stretto attorno alla Torre e all’antica Pieve, al Presepio meccanizzato allestito nella quattrocentesca chiesa di san Rocco o al Santuario della Madonna della Misericordia, arroccato sul versante della montagna o, per chiudere in bellezza, un “fuori onda” al Passo del Maniva, abbondantemente innevato.
Questi e altri fattori hanno contribuito a creare un clima sereno e fraterno: oltre al paesaggio e alle calorose strette di mano, è stata determinante la paziente e saggia parola di don Luciano, sempre innestata sulla Parola di Dio e la gentilezza e attenzione della comunità. Niente di particolare: lo straordinario dentro l’ordinario, senza escludere l’imprevisto, come, di fatto è stato il menù, sempre curatissimo e adatto a tutti i gusti, ma culminato con “polenta, spezzatino, formaggella nostrana” (imprevisto graditissimo!).
Il tema faceva riferimento alle Beatitudini perché, nel rispetto della varietà e alternanza delle presenze, facilitava chi si sarebbe inserito strada facendo. “Beati i poveri in spirito” “Beati i puri di cuore” “Beati gli afflitti”…, un canto d’amore che ha accompagnato il gruppo aprendo nuovi orizzonti. Ribaltati come un calzino e messi con le spalle al muro, i presenti si sono ritrovati ricentrati su Cristo e custoditi dalla benedizione di Dio, il cui significato, richiamato di giorno in giorno, ha dato il “la” per ripartire col piede giusto.
“Beati i poveri in spirito” è l’’architrave, quella che sostiene le altre beatitudini, pietre complementari dell’unica “cattedrale”: la consapevolezza di essere “pitocchi” e di aver bisogno di un Altro, la necessità di ”pulire il cuore” per vedere Dio, la riscoperta di Gesù che sperimenta la “finitudine dell’uomo, per dare senso alla sofferenza…sono stati balsamo refrigerante sulle ferite, tesoro da custodire, vaccino contro lo smarrimento. Gli episodi della vedova di Naim, di Lazzaro, del ladrone e di Giovanni ai piedi della croce hanno confermato che nel pellegrinaggio della vita non siamo soli. Lui c’è! Sempre!
La “tre giorni” ci ha ributtati nel “mastello della misericordia di Dio” e ha fatto intravedere che è ancora possibile una fede all’altezza delle sfide attuali. Non è la storia o la dottrina, né la tradizione o il discorso a muovere l’uomo di oggi, ha ribadito don Luciano, ma qualcosa di vivente e di presente: uno che abbraccia la mia, la tua, la nostra vita.
suor Veritas Caset