Sono trascorsi già alcuni giorni dalla conclusione dell’evento capitolare.
Rimandato nella data a causa del Covid-19; celebrato ad Asolo anziché a Roma, come da anni ormai si faceva, il 30° Capitolo generale si è rivelato come un evento speciale per tanti motivi significativi, non ultimi, quello della visita del Sindaco di Asolo che, in apertura, ci ha onorato della sua presenza e del suo augurio, e quello di Monsignor Giuseppe Rizzo, Delegato Vescovile per gli Istituti di vita consacrata e società di vita apostolica nella Diocesi di Treviso, che ha presieduto la celebrazione eucaristica conclusiva del Capitolo stesso.
Madre Marialuisa Bergomi, prima di dichiarare ufficialmente concluso il 30° Capitolo generale, rivolgendosi alle capitolari così si esprimeva: «Ora, che cosa possiamo raccontare alle nostre consorelle e alle nostre comunità di quanto il Signore ha operato in noi in questi giorni? Che cosa di quello che abbiamo visto, udito, toccato, contemplato da questo momento diventa annuncio, buona notizia?».
Sono tante le cose che ciascuna di noi potrebbe raccontare; infatti, sono molti i sentimenti e le emozioni che in quei giorni sono passati nel nostro cuore e che ancora lo abitano. E mentre il tutto si va via via riassorbendo nel vissuto quotidiano, fluiscono nella memoria volti, immagini, momenti, pensieri, piccoli sogni rimasti sospesi…, insieme alla consapevolezza di essere un “piccolo tesoro” racchiuso in “vasi di creta”, ma raccolto nelle mani di un “vasaio” eccezionale che ci sa ben modellare, se a Lui ci affidiamo.
Non possiamo dimenticare la delicata accoglienza che la comunità di Asolo ha riservato ad ogni consorella e a tutto il gruppo, esprimendo così un “tocco di stile” molto bello che ci ha accompagnato per tutto il tempo di permanenza.
Non possiamo dimenticare i “compagni di viaggio”, le “amorose guide” che ci hanno aperto la strada con la luce della Parola e sguardo sapienziale: Mons. Gianmarco Busca e don Giuseppe Laiti.
Non possiamo dimenticare il clima di fraternità, di comunione e di amicizia che si è creato tra di noi e che ha caratterizzato i giorni e i tempi di lavoro: quelli assembleari e quelli di gruppo; i momenti liturgici e quelli di festa e di gioco. Sì, perché anche il gioco ha avuto il suo spazio adeguato.
Non possiamo dimenticare gli incontri personali con le sorelle che da tempo non vedevamo e con quelle con cui abbiamo condiviso il momento di discernimento. E l’elenco potrebbe continuare…
Se ci concediamo un attimo di silenzio, alla memoria visiva si ripropone la stupenda icona di Maria, presenza viva in ogni nostra giornata, quasi a ricordarci che lì eravamo “come seconde madri” per attingere con lei alla stessa fonte della tenerezza e dell’amore.
Per venti giorni, noi 38 consorelle, di provenienza e cultura diversa, di età e di esperienza di vita differenti, ci siamo trovate riunite nello stesso luogo, sintonizzate sullo stesso obiettivo, desiderose di camminare insieme, guidate dallo Spirito che ogni giorno invocavamo con umiltà e fiducia: piccola esperienza di comunione, di interculturalità e di intergenerazionalità che – lo speriamo davvero – possa continuare in ogni nostra realtà.
Quella che qui scrive è la più anziana delle capitolari; racchiude nella memoria del suo cuore molte esperienze a riguardo; ognuna di esse con una sua specifica significatività e ricchezza.
Più che arricchente mi è sembrata questa del 2021. In essa risalta evidente il serio cammino fatto dall’Istituto nel dare qualità e profondità alla vita, nel proporsi in uno stile essenziale, comunionale e semplice; nell’offrire contenuti di “alta” qualità e profondità, senza dispersioni e frammentazioni.
Lo stile, caratterizzato dalla fiducia reciproca, ha dato un volto alla fraternità, alla qualità delle relazioni e alla conduzione dello stesso processo capitolare.
La partecipazione di alcune giovani suore, presenti per la prima volta, mi fa dire oggi con tutta franchezza che il “tesoro” che noi tutte, di diverse generazioni, custodiamo nei nostri fragili “vasi di creta”, trova nelle sorelle più giovani uno spazio ricco di passione, un cuore capace di sognare e il desiderio di vivere nella Chiesa la missione di “seconde madri” che ci è propria.
Oggi non mi resta che ripetere con Simeone: “Ora lascia, o Signore, che la tua serva vada in pace, perché i miei occhi hanno visto come tu continui ad essere dono di grazia per tutti”.
sr Angela Marostica
Asolo, 24 luglio 2021