A conclusione di questo tempo di preparazione alla festa della nostra patrona, ci accostiamo alla storia di Damiano Caravello per sostare sull’ultima caratteristica: la fecondità del dono di santità.
Damiano è nato a Mirano nel 1991. Fin dai primi giorni della sua vita gli viene diagnosticata una rara malattia epatica degenerativa. Trascorre la sua infanzia tra ospedali, casa e scuola. L’affetto della sua famiglia, la curiosità che lo contraddistingue, la passione per la natura, la speranza che lo sostiene sono i tratti che delineano la personalità del giovane veneziano.
A 19 anni, vive un’esperienza spirituale ad Assisi che lo apre alla fede. Inizia un cammino di ricerca che lo porterà a scoprire che “la vita nuova esiste, esiste eccome. Esiste prima dentro, e poi, se Dio vuole e così ha pensato, anche fuori. Allora potenzialmente diventi cuore di Dio nel cuore del mondo”. Semplice, propositivo, profondamente appassionato di Giorgio La Pira vive il suo tempo tra il lavoro, la politica, il servizio con l’Azione Cattolica e l’Associazione OL3 fondata da Gigi De Palo. Il suo è uno spendersi silenzioso e delicato dentro la trama della più normale quotidianità. Ed è in questi ritmi ordinari che Damiano vive la cura per la sua vita, la donazione incondizionata agli altri, sperimenta la ricerca del Vero Bene.
Nonostante sapesse che la sua vita non sarebbe stata lunga a motivo della sua malattia, Damiano ha vissuto in pienezza, da figlio amato. È stato sempre sollecitato, partendo proprio dal suo stato fisico, a cercare la comunione con i fratelli e con le sorelle. La sera del suo ultimo ricovero in ospedale, all’età di 29 anni, Damiano scrive il suo testamento spirituale:
«Sprechiamo la vita a rincorrere l’amore, a succhiarlo dove non c’è, io ho avuto la Grazia, il dono grande di poterlo incontrare e di viverlo nonostante me. Arrivo a questa notte con il cuore e l’anima pieni di questo, e quanto vorrei tu potessi anche solo assaggiarne un po’ per poi cercarlo dove davvero c’è. Negli ultimi tempi ho vissuto con tutto me stesso quello che ho desiderato: vivere con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, con tutto il corpo, con tutto il cuore, con tutta l’anima. Ed è e spero sia così fino al mio ultimo giorno. “Non mi interessano posti di prestigio o di potere, ma servire quest’umanità, i cristiani bisognosi, i poveri”. “Desidero un posto ai piedi di Gesù” il resto viene molto più indietro. La mia vita seppure in maniera disordinata a volte, seppure con fatica, è vita interiore, è vita di comunione con la Trinità, nella Chiesa. Con tanti fratelli e sorelle, il più possibile, voglio darti speranza perché in qualsiasi situazione o disordine tu ti trovi, una via d’uscita c’è. Voglio dirti di avere Carità, che io forse ho avuto poco, ma che stravolge la visione dell’altro, che passa da nemico a fratello. Voglio dirti e supplicarti di avere fede in Gesù Cristo che, ti sembrerà strano, ma è persona vera che se lasci entrare nella tua vita davvero ne fa un capolavoro. Mi affido e ti affido alla Vergine Maria, colei che ha permesso al Padre di cambiare la vita a tutti gli uomini rendendola eterna. Mi affido alla Chiesa, quindi anche a te, che ti porto con me. Metti in circolo l’Amore»