Alla ricerca di un Dio che abbraccia e ama

La liturgia di questa domenica inizia con la benedizione dei rami di ulivo e la lettura di un brano del vangelo di Marco in cui Cristo Gesù chiede ai suoi discepoli di sciogliere un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito, di slegarlo e portaglielo. Ecco un primo invito: sciogliere tutto ciò che ci lega alle paure, alle false ideologie, all’immagine che abbiamo di Dio ed andare umili e liberi incontro al Signore.

 

Ed è proprio l’immagine che abbiamo di Dio che deve interrogarci sulla riflessione del Vangelo della Passione. Gesù è stato crocifisso, perché presentava una immagine di Dio diversa da quella dei sommi sacerdoti e degli scribi, dei teologi, del sinedrio. È stato ucciso in nome di Dio, da Lui incarnato, che non è potente, ma ricco di misericordia, che sta dalla parte degli ultimi e della povera gente. Quando gli chiedono “tu sei figlio di Dio?”, risponde “Io lo sono”, cioè la piena espressione di Dio, la Sua reale presenza nella storia. E quando si fece buio su tutta la terra e il velo del tempio si squarciò e vistolo spirare, il centurione esclamò “veramente Costui era figlio di Dio”, lì, in quella sconfitta, in quella debolezza estrema, sul patibolo, Dio si rivela.

 

Cristo Gesù crocifisso è l’immagine sublime del nostro Dio che abbraccia e ama l’umanità santa e peccatrice, povera e scartata; abbraccia e ama i potenti e i lontani, i disprezzati e gli afflitti. È questo Dio che possiamo iniziare a cercare nella settimana di passione che inizia, il Dio della fede e non delle strutture, delle idee.

 

Cercandolo nelle pieghe più lontane ed impensabili della realtà lo incontreremo e lo sentiremo molto più vicino di quanto possiamo immaginare e gli chiederemo perdono per quella immagine deformata e deformante che tante volte abbiamo annunciato.

 

Enza Annunziata

 

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Commento al Vangelo della Domenica delle Palme