ELISABETTA: LA STERILE MADRE RICOLMA DI SPIRITO SANTO

Nella terza settimana d’Avvento mentre l’attesa si fa più intensa contempliamo Elisabetta, madre di Giovanni il Battista e con lei ci avviciniamo alla pienezza del tempo. Elisabetta unisce in sé l’esperienza della lunga storia di donne sterili che hanno fatto spazio a Dio e sono diventate madri per Sua Grazia e ci introduce nella maternità verginale di Maria.
L’anziana cugina di Maria appare nella storia della salvezza attraverso la narrazione di Luca che, nel primo capitolo del suo vangelo, ci racconta di lei. È moglie di Zaccaria sacerdote d’Israele ed è discendente di Aronne, perciò inserita nella tradizione più autentica del popolo d’Israele ed insieme al suo sposo è considerata giusta; era sterile e anche avanti negli anni. Questa accurata descrizione vuole sottolineare che ciò che dona la vita non sono le nostre buone opere, ciò che abbiamo ricevuto anche per eredità o educazione, ma è la fiducia totale in Dio, anche quando tutto sembra “impossibile” che rende feconda la nostra esistenza. La madre/sterile e la madre che scopre che tutto è dono, è colei che fa spazio all’inatteso e riconosce l’azione provvidente di Dio che si china sulle nostre povertà. E dopo sei mesi Elisabetta incontra l‘Atteso da generazioni e generazioni, la Promessa diventa Presenza e la donna sterile e anziana è ricolma di Spirito Santo. Elisabetta, proprio perché ha creduto, perché ha fatto il vuoto in sé e attorno a sé, ha potuto riconoscere la presenza del Figlio di Dio nella cugina e diventa lei stessa testimonianza di ciò che Dio compie in chi lo sa accogliere. Non si sente degna, ma proprio per questo è ricolmata di gioia profonda, tanto che il bimbo sussulta di gioia.
Il racconto termina con alcune note utili per vivere la nostra attesa di Dio che viene. Maria ed Elisabetta rimangono insieme alcuni mesi… è il tempo della Santa Amicizia, il tempo in cui è importante condividere il bene vissuto e condividere l’attesa della nascita del Figlio in noi. Elisabetta quando dà alla luce Giovanni sarà anche colei che gli dà il nome: dare il nome è riconoscere la bellezza dell’amore di Dio nella creatura. È il padre che di solito dà il nome, qui Elisabetta anticipa il padre muto, e indicherà in Giovanni, grazia di Dio, l’identità del bambino. Egli sarà la voce della PAROLA, il suo non è più il nome legato alla parentela, ma il nome che lo rende parte di Dio in modo diretto: è grazia, bontà, misericordia e bellezza.
Con Elisabetta anche noi riconosciamo la presenza di Dio nella vita delle persone che incontriamo e diventiamo segno della Sua vicinanza e della Sua Bontà.

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