Madre Rachele Guardini: 170° anniversario della sua nascita al cielo

L’anno 2023 è ricco di ricorrenze per il nostro Istituto: il 10° anniversario della beatificazione di don Luca Passi, i 210 anni dalla sua ordinazione presbiterale e il 185° anno di fondazione dell’Istituto.

 

Anche oggi è una data che ci aiuta a riportare al cuore il profilo di Madre Rachele, cofondatrice della nostra Famiglia religiosa. Ricorrono, infatti, 170 anni dalla sua nascita al cielo.

 

È motivo di gratitudine al Signore fare memoria della vita, della storia e della testimonianza di sequela di questa nostra consorella e madre.

 

Pubblicheremo, a partire da oggi, alcuni testi o articoli che ci raccontano di lei.

 

 

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Rachele, mia madre

 

Di lei mi piace perfino il nome: Rachele, come la biblica Rachele, madre del figlio del dolore e della gioia, l’ultimo nato. Rachele, la sposa bella e la madre prescelta: due connotazioni che cercheremo di rintracciare, offrendo alcuni elementi dell’esperienza di Rachele Guardini, in questo breve ritratto a ricordo dell’anniversario della nascita dell’Istituto, fondato a Venezia il 6 agosto 1838, di cui ella fu con-fondatrice insieme a don Luca Passi e prima superiora.

 

Rachele veniva da Preore, località del Trentino occidentale, nelle valli del Sarca, dove l’ambiente offre tuttora una natura solcata dalle acque chiare dei suoi torrenti e segnata dalle fatiche di produrre cibo nei piccoli poderi, recintati e protetti da pietre ritenute quasi sacre. Una giovinezza, la sua, normale, di una brava ragazza di famiglia, che ad un certo punto lascerà per necessità di lavoro. Certamente in quell’alveo familiare di forti tradizioni religiose sono nati i germogli delle sue attitudini, che poi confluiranno in una sintesi matura di virtù umane e spirituali.

 

Possiamo supporre che all’età di 25 anni ella avesse già un preciso progetto di vita, cioè un chiaro orientamento alla vita contemplativa, come ci informano alcune espressioni del suo carteggio. Ma la strada per lei era un’altra.

 

Rachele, passando da una famiglia all’altra, sempre per ragioni di lavoro, approderà alla casa dei conti Passi, nella residenza di Calcinate (Bergamo) come governante di quella numerosa e vivace famiglia e dove, provvidenzialmente, incontrerà i fratelli don Luca e don Marco. Don Luca sarà il profeta della sua vocazione ‘dorotea’; don Marco la sua guida spirituale. Con entrambi Rachele ebbe rapporti di profonda stima e di filiale docilità: con don Luca, che scoprì in lei una discepola intelligente e disposta ad abbandonarsi alle iniziative dello Spirito; con don Marco, che la introdusse fortiter et suaviter nei sentieri della mistica.

 

Presso i conti Passi, Rachele manifesta requisiti singolari e notevole sensibilità nella gestione dei compiti a lei affidati; inoltre, nel contesto parrocchiale di Calcinate, incontra proprio nella sua culla originaria l’Opera di S. Dorotea (OSD), ivi operante dal 1815, offrendo la sua convinta collaborazione.

 

Ma, entrando maggiormente nel cuore dei fatti, c’era in prospettiva il progetto di don Luca di fondare una Casa a Venezia, destinata ad essere in seguito Casa centrale, o Casa madre. Progetto che stava particolarmente a cuore al Fondatore, perché in esso avrebbe finalmente dato continuità all’Opera di S. Dorotea, che in quella città era molto diffusa ed apprezzata. Va detto che a quel tempo l’OSD era  presente anche in molte altre località.

 

La giovane Rachele si affida a don Luca, alla sua insistente proposta di farsi dorotea, ma non senza difficoltà. Persiste costante in lei il fascino della vita contemplativa, nel contempo l’indicazione di don Luca le si rivela come un chiaro segno della volontà di Dio. È un passaggio delicato e sofferto, questo. Rachele sta imparando a riconoscere le vie di Dio e a percorrerle senza indugio. Riflette e prega. Infine, consapevole di essere di fronte a un disegno che la supera, assumerà come linea orientativa della sua vita l’impegno di ricondurre ad unità le due dimensioni: contemplazione e azione, vivendole nella cifra dell’apostolo di vita attiva, come suora dorotea. Ha capito che il suo destino non dipende dalla sua creatività o dall’autodeterminazione, è piuttosto qualcosa di donato, di offerto, che la precede. Pertanto, quell’impegno caratterizzerà tutta la sua esperienza spirituale ed apostolica successiva.

 

Quindi, all’età di 29 anni, Rachele viene accompagnata da don Luca stesso nell’Istituto di S. Dorotea di Vicenza (fondato da mons. G. A. Farina, due anni prima, in collaborazione con don Luca Passi), per un periodo di formazione. Sarà un tempo di intensa preghiera, di vita comunitaria significativa e soprattutto di contatto vivo con lo ‘spirito’ dell’Istituto. Quel tempo fu molto breve. Dopo un mese circa, don Luca la ritiene pronta e la conduce a Venezia, dove le circostanze sono favorevoli per l’avvio della nuova fondazione.

 

A Venezia, il prezzo della sua adesione a Dio si fa sempre più caro. Rachele ha lasciato Vicenza, luogo che ebbe particolare incidenza sulla sua formazione e che essa ricorderà con affetto riconoscente; prima ancora aveva lasciato la famiglia Passi nella quale aveva raccolto stima e respirato un clima di alta spiritualità e di nobili principi morali. Ora si trova a Venezia con vari incarichi di responsabilità: è superiora in una comunità di suore avanzate in età, provenienti da una diversa esperienza di vita religiosa, è maestra di formazione ed è animatrice in primis dell’OSD. I compiti affidati a questa giovane donna si profilano piuttosto ardui: anzitutto si trattava di sensibilizzare le suore al carisma dell’OSD e guidarle gradualmente ad assumere una identità rispondente al nuovo Istituto del Passi. Inoltre, le competeva il delicato servizio di scegliere e formare le novizie, e quello di organizzare e animare l’OSD, diffusa in numerose parrocchie di Venezia.

 

Ma Rachele, che ora possiamo chiamare Madre, accettando di mettersi alla guida della Casa di Venezia e in forza di una sua coerenza interiore, divenne decisa e fervida collaboratrice del progetto di don Luca Passi e acuta interprete del suo carisma. Senza remore, obbediente e coraggiosa. In lei la nostalgia della contemplazione si trasforma in energia di vita e di sapiente operosità, che la rende capace di contemplare Dio nel volto delle sue creature, pervenendo così ad una singolare armonia spirituale. E Venezia diventerà il luogo della manifestazione della sua fede, del suo cuore e della sua intelligenza.

 

Per quindici anni (muore nel 1853 a 44 anni di età) sarà una presenza viva di dorotea – madre e apostola, in quanto Madre Rachele vive prioritariamente la dimensione di dorotea-sposa. Come madre, anzitutto nel suo servizio di governo, in cui esprime uno stile che alimenta la fraternità e suscita la collaborazione. Oggi si direbbe una capacità di leadership partecipativa.  Sempre concreta e lungimirante, accoglie e abbraccia la vita delle consorelle, e la apre ai doni superlativi della grazia e della benevolenza del Padre; le guida con parole, che sono testimonianza trasparente del suo affidarsi a Dio; indica la via della fedeltà quale fondamento della propria vita. Madre, perché capace di comunione e di affetto sincero. E Madre nello Spirito, perché getta i primi semi della spiritualità apostolica dorotea.

 

Ebbe anche il compito di maestra nella formazione delle giovani candidate alla vita in Istituto. In questa funzione Madre Rachele rivela un’attitudine straordinaria e tutta femminile di arrivare subito al quid della persona e di aprirla alle componenti della fede e del divino. Chiede alle giovani candidate soltanto due cose, ma due cose grandi: passione apostolica e docilità allo Spirito. E non assolutizza il suo fare, perché sente di cooperare ad un’avventura che trascende la sua piccola vicenda e i suoi interventi personali. Il che segnala la sua costitutiva umiltà che la induceva a ritenersi indegna di tanti e tali compiti.

 

Nel campo apostolico dell’OSD, la Madre diventerà veramente l’anima e il fuoco, per ricordare termini di sapore familiare, cioè termini del Padre, don Luca. Espressioni incisive rivelano lo spessore del suo animo: “Gira per la città, per amore dell’Amato, niente altro sospirando che di vederlo da tutti conosciuto” (Lett. n. 81). Ed esclama: “Se potessi, mi contenterei esser tagliata in pezzi, affine di giovare al mio prossimo” (Lett. n. 890).

 

Con la sua illuminata e dinamica presenza, si dona in modo infaticabile, consapevole di essere partecipe del mistero di Cristo e della sua opera salvifica. E qui si rileva la teologia cristocentrica del suo maestro di spirito, don Marco, che la discepola Rachele ha fatto propria.

 

Infine, Madre Rachele è la sposa bella, innamorata del suo Signore, al quale porta la sua vita e i suoi progetti, senza riserve. E con sé porta a Lui le creature che la vita le affida: sorelle e giovani da educare, da correggere, da amare, come pure una vasta cerchia di laici e conoscenti, affinché tutti giungano ad amare Gesù. “Non vogliamo che Gesù, non cerchiamo che Gesù, e per Gesù operiamo” (Lett. n. 746). È la sposa che attinge esclusivamente dallo Sposo la forza di un dono perseverante, trasformandolo poi nella laboriosa arte della carità. “Aiutata dal Signore, che sempre supplicherò, andrò incontro ad ogni umiliazione… purché venga più amato il nostro dolcissimo Amante, Gesù Sacramentato” (Lett. n. 1143). E nel desiderio di consumarsi per Lui, dirà: “Oh, felice consumazione! Oh, cara vita, la vita dell’amore!” (Lett. n. 560). Sono echi, questi, di una spiritualità paolina, che nella Madre raggiunge vertici mistici: “Il solo amore è quello che… mi spinge…” (Lett. n. 203).

 

In lei, prima figlia di don Luca e primizia del suo carisma, le suore dorotee del Passi riconoscono la depositaria della propria identità e del senso di una vocazione ecclesiale-apostolica, che a tutt’oggi offre il dono della sua presenza e della sua opera alla Chiesa, in una pluralità di culture.

 

suor Alberica Vitari

 

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Madre Rachele 1

 

 

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