Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Inizia così la mia partecipazione al Mistero dell’Incarnazione secondo l’evangelista Matteo. Ho vissuto qualcosa di inverosimile. La notizia della gravidanza di Maria per opera dello Spirito Santo mi aveva sconvolto. Dio aveva preso un’iniziativa che non rientrava nei miei piani. Mi sentivo diviso tra la Legge e l’amore. Cercavo una soluzione, un compromesso: nel mio cuore di uomo avevo già deciso di ripudiare Maria perché pensavo di rimanere fedele alla Legge di Dio, ma nel segreto del mio essere, sentivo che l’amore che nutrivo per lei era più forte di qualsiasi norma in vigore nel mio tempo. Solo la fede nel Dio d’Israele, nel Dio di mio padre Giacobbe, mi ha dato la forza di aderire ad un progetto più grande di me, di noi…
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: <<Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù>>.
Le parole dell’angelo mi rasserenarono. Non dovevo temere nulla: Dio era dalla mia parte. Accogliere nella mia vita Maria era ciò che desideravo di più e sapere che questo mio desiderio coincideva con quello di Dio… lasciava nel mio cuore tanta consolazione. Qualcosa si era sciolto: mi sono detto che non era necessario comprendere tutto. Ho deciso così di fidarmi delle parole del messaggero di Dio. La mia storia umana si stava intrecciando con il progetto divino del Padre.
Prima di congedarsi l’angelo mi affidò un compito, quello di chiamare il bambino, Gesù. Per tanto tempo mi sono chiesto cosa significasse dare un nome ad un bambino non mio nella carne. Solo l’Amore mi ha aiutato a comprendere che dare un nome significava fare esperienza di paternità. Essere padre significava andare oltre le leggi umane e le definizioni giuridiche. Essere padre per me era un dono che non mi appartiene anche se tra le braccia avevo il frutto del legame con la persona che amavo. Essere padre significava custodire la vita che la Provvidenza di Dio ha affidato al mio sguardo e alle mie mani.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.
Ho deciso di entrare così nell’opera che Dio stava tessendo per tutta l’umanità. Ho compreso che la mia storia non era un errore. E allora ho detto il mio sì. In obbedienza a quanto la vita mi stava chiedendo, ho scelto di aprirmi all’impossibile di Dio. In silenzio. Senza temere.
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