SOSPINTE DALLO SPIRITO SIAMO CONDOTTE NEL DESERTO

Il nostro cammino quaresimale dietro al Maestro ci porta nel deserto dove Gesù, dopo il battesimo, viene condotto dallo Spirito. Il suo cammino non è fatto solo di terra e polvere, ma anche di incontri tra cui quello con il tentatore.

 

Proponiamo di seguito due testi che possono nutrire il pensiero e favorire la riflessione personale.

 

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Alla Quaresima ci introduce ogni anno questo brano del vangelo di Matteo sulle tentazioni di Gesù.

 

Con quel suo inizio intrigante. È scritto, del Signore Gesù, che “fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo”. Si è lasciato condurre. E questo è già un inizio. Un inizio che mi sembra quasi evocato da questi giorni, dall’aria nuova di questi giorni che odorano la primavera, e il filtrare di un soffio di vento, il vento dello Spirito. Lo Spirito secondo Gesù è vento che mi spinge. Potrei per disavventura resistere con la mia impermeabilità, con la mia immobilità, ma potrei anche aprirmi. Assecondandolo. Lasciati condurre dallo Spirito. Come Gesù. Non resistere allo Spirito. Lo Spirito porta nel deserto.

 

Ti porta nel deserto “per sapere quello che hai nel cuore” (Dt 8,2). Cioè un momento di sincerità: al di là di quello che tento di apparire, al di là delle mille maschere, con cui recito. Dove battono realmente i miei pensieri, che cosa anima i miei gesti, dove spingono i miei desideri? Per sapere che cosa ho nel cuore. Che è la cosa cui tengo! Che cosa ho nel cuore.

 

Deserto come luogo in cui Dio può liberarci dai Baal, cioè dai finti dei, che sono in realtà dei padroni, da una religiosità da schiavi. Per essere restituiti a una religiosità di donne e uomini liberi. Di figli e non di schiavi. Restituito – e che bello pensare alla Quaresima così – restituito alla mia umanità vera, sincera, autentica. Da figlio. Penso che tutti voi abbiate notato come le tentazioni di Gesù, le tentazioni tipo, di lui e di ognuno di noi, si snodino intorno alla parola figlio. “Se sei figlio di Dio…”. Poco prima al battesimo nelle acque del Giordano la voce dal cielo aveva detto “Questi è il figlio mio, l’amato”.

 

E allora ecco il tentatore: se sei figlio, dì che queste pietre diventino pane, gettati dal punto più alto del tempio, adorami e avrai tutti i regni del mondo e la loro gloria. La leggo come la tentazione del “fuori misura”, il rifiuto di essere umani. E umani si è quando il pane è frutto non di una magia, ma del nostro impegno quotidiano. Umani si è non quando ci si getta dal punto più alto del tempio, ossessionati dal mito dell’apparire che genera liturgie di maschere vuote, ma quando accogliamo, senza disanimarci, la nostra misura di uomini e di donne.

 

E umani si è quando siamo lontani dall’adorazione dei regni della terra e della loro gloria, dalla pretesa e dal delirio di aver in mano tutto – hai in mano tutto e non hai in mano niente -. E se il vero potere fosse l’amare, il chinarci, il prenderci cura? Dell’altro e della terra? E se il segreto fosse fare posto all’amore? “Se aprirai il tuo cuore brillerà tra le tenebre la tua luce”. Se aprirai il tuo cuore.

 

Angelo Casati

 

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Come non stupirci al vedere che lo Spirito conduce Gesù nel deserto per essere tentato? Siccome, però, Gesù venne in terra e sopportò ogni cosa per nostro insegnamento, volle anche essere condotto nel deserto e lottare con il diavolo, in modo che i battezzati vedendosi aggrediti da più grandi tentazioni dopo il battesimo, non ne fossero turbati e non fossero colti per questo fatto dallo scoraggiamento, come accade quando ci si imbatte in qualche cosa di inatteso, ma sopportassero la prova con fermezza, considerandola un evento normale della nuova vita. 

 

San Giovanni Crisostomo

 

 

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