Sulla via della croce

Nell’orto degli ulivi Gesù inizia il dramma della sua passione; Egli prega con insistenza il Padre e gli domanda la forza di essergli fedele, di compiere fino in fondo la sua volontà. Incomincia a fare della sua passione un’offerta, un sacrificio spirituale, sceglie, cioè, di sopportare le conseguenze che il dolore e il peccato del mondo hanno causato.

 

Tutto questo accade mentre i tre discepoli, ai quali Gesù aveva chiesto di vegliare con Lui, dormono di un sonno profondo. La passione di Gesù ci invita a rimanere svegli, a collocarci nel racconto per entrare nei personaggi di questo dramma e ascoltare il messaggio che essi vogliono consegnarci.

 

Giuda è deluso e risentito con Gesù perché non asseconda i suoi progetti di grandezza politica. Non prova riconoscenza per Gesù, protesta quando Maria gli unge i piedi col profumo. Pensa di rifarsi meschinamente col guadagno materiale e vende Gesù. Il vero peccato di Giuda, però, non è il suo tradimento, ma la successiva sfiducia di essere perdonato che lo porterà alla disperazione.

 

Pietro è sicuro di sé, del suo amore per il Maestro. Eppure, nonostante le sue buone intenzioni, è tra coloro che lo abbandonano e fuggono. Afferma di non conoscere Gesù perché non ha il coraggio di ammettere che proprio lui lo ha abbandonato davanti al pericolo. Solo quando trova il coraggio di piangere la sua fragilità si scopre peccatore amato e perdonato dal Signore.

 

Il Sinedrio era costituito da tre gruppi: i sommi sacerdoti, i rappresentanti delle grandi famiglie aristocratiche e i rappresentanti dei dottori della legge. Questi avevano ritenuto Gesù reo di morte perché si era proclamato Figlio di Dio. Non potendo portare accuse religiose nei confronti di Gesù, davanti al governatore presentano un’accusa politica: vuole proclamarsi re dei Giudei e quindi è pericoloso per lo stato romano!

 

Pilato è governatore e teme l’imperatore, ma anche il malcontento del popolo e, allora, cerca un difficile compromesso pur di non dispiacere a nessuno: né alla propria coscienza, né all’imperatore, né al popolo. Pensa di risolvere la questione proponendo la condanna di Barabba per liberare Gesù. Ma questo piano fallisce e, non trovando altre soluzioni, lascia che Gesù sia condannato ingiustamente.

 

Simone di Cirene, di ritorno dalla campagna, si trova coinvolto, per caso, nel corteo di morte e viene costretto dai soldati a portare la croce insieme a Gesù.

 

Le donne che lo hanno seguito, dalla Galilea fino ai piedi della croce, non hanno mai abbandonato la speranza di cercare il senso di quanto è avvenuto. Sono simbolo di una fede coraggiosa già provata dalla sofferenza.

 

 È il momento drammatico della sua crocifissione e morte, Gesù viene spogliato dai soldati, preso in giro dai suoi connazionali e sbeffeggiato perfino dai compagni di condanna. Egli muore tra gli insulti dei passanti che, scuotendo la testa, pensano che in fondo qualcosa di sbagliato lo aveva fatto, altrimenti i capi non lo avrebbero condannato.

 

Maria è là, sotto la croce, con il discepolo amato; è la Madre addolorata che piange suo Figlio. Gesù si rivolge a lei dicendo: “Donna ecco tuo figlio”. Maria è la donna afflitta dalle doglie del parto che nel dolore partorisce di nuovo, come a Betlemme, non solo un figlio, ma anche un popolo intero di credenti.

 

Il centurione romano è colui che ha seguito Gesù dal momento dell’arresto fino alla crocifissione. Come ogni capo di guardie sorvegliava attentamente il condannato a morte; doveva essere vigile  in modo da poter rendere conto di ogni dettaglio. Ora il centurione si trova solo davanti a Gesù crocifisso e vedendolo spirare in quel modo esclama: ”Davvero costui era Figlio di Dio!”. Egli, dopo essere stato il supervisore di tante crocifissioni, nota  qualcosa di straordinario in Gesù! Non è stato solo una crocifissione, ma la manifestazione dell’innocenza del Figlio di Dio!

suor Giuseppina Cappelletti

 

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