Vado leggendo il vostro libro e più sempre mi piace. L’autore si appalesa grande conoscitore di Dio e porta sempre l’uomo alla stima dei beni eterni, ed all’amor del sofferimento di ciò che contradice la ragione umana; per assalto o per assedio cerca di vincere il proprio gusto per indurre l’uomo a non cercare che il gusto di Dio e trasportarsi nell’infinito e nell’eternità; e vedo bene che nata nell’uomo questa trasformazione, diviene indifferente a tutto ciò che ha limiti di quantità e durata, e non pensa né può più pensare a se stesso.
Dunque non importa nulla che io patisca o no; ma importa che io non operi che per Iddio, e meglio è mille volte che io patisca che godere per Iddio, essendo così più facile l’esercizio del puro amore e l’imitazione dell’amor di Gesù che lo portò ad amare la passione e la morte per nostro amore. Da qui voi vedete che sono i più preziosi momenti per voi quelli in cui non provate più alcuna consolazione in Dio, in Gesù Cristo; ma nello stesso tempo però non volete che egli solo; così senza comprenderlo lo comprendete, e credendo di non amarlo lo amate col più intenso amore.
Queste verità le conoscerete andando avanti, e passata la prova conoscerete la visita di Dio; all’anima in cui si infonde sapienza si fa noto il sentimento del Profeta: Vere es tu Deus absconditus. Non conosco altro se non che tu sei un Dio nascosto.
Chi lo confessa nascosto se lo vede più che ogni altro palese, come chi stima le cose del mondo non le conosce.
Don Marco Passi, lett. 105