ESPERIENZE DI SERVIZIO E DI MISSIONE: IL RACCONTO DI ANNALISA E SILVIA

Siamo Annalisa e Silvia e quest’estate siamo state accolte nella missione delle Suore Dorotee presenti a Copacabana (ad un’ora di bus da Medellin), in Colombia. Siamo state chiamate ad aiutare le maestre dei bambini della scuola materna del quartiere.
Senza avere particolari competenze specifiche e, di certo, senza la pretesa “di salvare il mondo”, ciò che abbiamo sperimentato è stato semplicemente l’esserci. Ci siamo messe in gioco, ci siamo state. Essere presenza presuppone avere cuore, mente e corpo pronti: adattarsi ai ritmi della comunità, accogliere ogni proposta, anche se costa fatica e ore di sonno.
Cosa abbiamo ricevuto in cambio? Innanzitutto siamo state contagiate dalla meraviglia e dall’entusiasmo dei bambini: dopo una giornata passata insieme a loro, si tornava a casa, “stanche, ma felici”, come ci diceva Suor Silvia accogliendoci. Poi abbiamo sperimentato l’ospitalità, di tutte le persone che abbiamo incontrato certo, ma soprattutto delle nostre cinque insostituibili compagne di viaggio. Suor Silvia, Hermana Erlinda, Hermana Carmen, Hermana Maria Luz e Andrea ci hanno fatto sentire realmente “a casa” e, dall’altra parte del mondo, questo non era per nulla scontato. Ci hanno aperto il loro cuore, raccontandoci della loro vocazione e ci hanno interrogato sulla nostra, di giovani donne: qual è la Vita che fa per noi? Dov’è il nostro tesoro? Più di tutto, però, ci hanno rivelato il loro “segreto”: l’abbandono confidente nelle mani di un Dio che è Amore ed è Padre, per cui “nada me turbe, nada me falta”.
Crediamo che il cuore della nostra missione siano state proprio loro e la loro Casa.

La pace che abbiamo respirato tra quelle mura non è frutto del caso, ma di una operosità quotidiana che richiede di rinfrescare costantemente la relazione con Dio e di provare ad essere per gli altri “presenza bella e accogliente”. Lo “stile” che abbiamo imparato da loro lo possiamo portare anche noi, nelle nostre relazioni quotidiane, tra gli amici e al lavoro; sarà questo il modo in cui diremo agli altri di essere “di Dio” e di esserci innamorate di Lui. Non servirà parlare, basterà che gli altri ci guardino e lo capiranno subito: abbiamo gli occhi pieni di Gioia.
     

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