“Non sono venuto ad abolire ma a dare pieno compimento” È così che è iniziata la mia domenica mattina, tra sole cielo azzurro e questa parola che mi risuonava continuamente in testa “liberare” “liberare” “liberare”. Ma da cosa? Da chi? L’altro può liberarmi o sono io che libero l’altro? Questo viaggio mi sta portando alla profonda riflessione da cui per molto tempo magari sono scappata o che molte volte affrontavo con sguardo diffidente come a dire “ora non lo so, poi ci penserò”, quella riflessione che mi impone di guardarmi dentro e dire realmente quale valore ha davvero per me l’altro.
Mi sono messa nella posizione della domanda, del dubbio che genera dubbio che solo lo scavo può darmi. Allora, se l’altro è differenza occorre che io lo guardi con sorpresa, perché forse quella differenza potrà portarmi davvero a capire chi sono io davvero. Se l’altro è come me allora i miei occhi sapranno guardarlo con la certezza che sarà come me, “un altro me” che sta camminando e che come me affronta delle difficoltà e dei cambiamenti e per questo devo averne rispetto, devo essere delicata. Si unirà al mio cammino, ma non per impormi il suo passo e viceversa io per lui, ma per condividere in quel momento quel tratto di strada. Se l’altro è incontro, allora questa consapevolezza mi porterà a pensare che un eventuale nostro cambio di rotta non sarà un abbandonarsi ma un lasciarsi camminare. Dalle corde dell’incontro, l’intreccio con l’altro sarà scambio di prospettive, sarà anche fare spazio a ciò che l’altro può darmi è ciò che io sarò disposta a togliere di superfluo perché lui, sempre l’altro, potrà essere anche comprensione, comprendere quali sono le mie priorità e qual è la bellezza che ho davanti i miei occhi. L’altro potrà essere scambio, mescolarsi, aggiungersi e togliersi.
Credo fortemente nella forza del cammino, del condividere con l’altro, nel continuare a camminare e mai abbandonare il sentiero e voltarsi solo per guardare il cammino che si è fatto quel momento ma mai per pensare “manca ancora…”. Credo nella leggerezza che il cammino possa dare, nella condivisione delle fatiche con l’altro che può portare a pulirsi, dentro nel cuore. Credo nel cammino perché impone un compito importante, difficile ma crudo, che è quello di non lasciare mai indietro nessuno e ora, che sto camminando in questi mesi con accanto altre 29 persone che questo messaggio me lo stanno facendo interiorizzare sempre di più, mi sto rendendo conto di quanto in fondo, per quanto ci sforziamo, per quanto la società a volte ci faccia credere il contrario, nessuno possa salvarsi da solo.
Oggi alla domanda “chi è l’altro per me” non ho una risposta, ho tante risposte e altrettante domande, forse l’altro è tante cose, si manifesta in tante cose o non si manifesta in nulla, forse l’altro è ignoto. Allora, l’altro sono piccoli segni, quel tra le righe che vedo solo io. L’altro magari per me oggi, sono piccoli frammenti che sto mettendo insieme per costruirlo. Lo sto costruendo, magari non avrà mai un volto come il quadro di Magritte, o non avrà mai una simmetria Mondriana ma so che l’altro c’è, E io oggi sento di star preparando la mia testa, il mio cuore e i miei piedi per andargli incontro.
Credo che ogni esperienza sia figlia del tempo e credo che ogni esperienza semini dentro di noi, tanto o poco non importa, il giusto da far germogliare e fiorire nel momento più adatto. Oggi io mi sento un po’ “figlia” di questa esperienza, mi sento giardiniera responsabile di questo germoglio che è stato seminato in me e che è pronto a fiorire, che fiorirà quando sarà più giusto. Non aspetto il momento, mi godo il suo sviluppo, sto imparando a stare attenta a non innaffiarlo troppo e a non far sì che si possa seccare, mi godo il suo viaggio verso una “liberazione” sempre più consapevole, costante e piena, verso il suo compimento, con sempre più fame di andare oltre, di vedere “aldilà del fiume cosa c’è” ancora più a fondo cosa c’è.
Il MEX è un viaggio e oggi mi sento pienamente sua pellegrina e piccolo seme insieme ad altri 29 semi pronti ognuno a seguire il proprio tempo.
Greta