Il Testamento Spirituale di Don Luca

Le ultime parole del nostro Fondatore, pronunciate prima di morire e lasciateci come suo Testamento spirituale, sono manifestazione di una spiritualità pasquale dalla quale nasce la missione specifica. Alcune sue espressioni sono risuonate con forza e riprese nel 30° Capitolo generale: Non costò a Gesù tutto il Suo Sangue divino la salute di un’anima? Se trovate per via fanciulle abbandonate, prendetevene cura e fate loro l’ufficio di seconde madri”. È una consegna che qualifica la tipologia dei destinatari della missione che ci è affidata, il nostro ambito educativo aperto alle nuove generazioni in quella povertà e marginalità caratteristiche dell’oggi.

È una consegna che tocca in profondità la nostra consacrazione e vocazione per una maternità spirituale, che ci fa donne capaci di trasmettere con amore la vita, a qualsiasi età e in qualsiasi situazione.

“Siamo in tempi di calamità e di gaudio. La Santa Chiesa in questi dì ci ricorda la gloriosa Resurrezione di Cristo. Ricordatevi quello che dice San Paolo: se siete risorte con Gesù Cristo, dovete risorgere con Lui a una vita del tutto nuova e non cercare più i beni della terra, ma bensì quelli del cielo. Tale risurrezione non solo dovete manifestarla in voi attendendo alla santificazione delle vostre anime, ma ben anche adoperarvi per la salvezza altrui dilatando a tutta possa la Pia Opera di Santa Dorotea. 

Non dimenticate che a Gesù Cristo costò tutto il suo preziosissimo sangue la salvezza di un’anima sola. Dunque se voi l’amate davvero cosa non dovete fare?

Molti santi sacrificarono le proprie comodità nei deserti; non si cibavano che di radici di erbe; facevano sempre penitenze, tutto per porre in salvo le anime loro; e voi non sarete capaci di fare qualche sacrificio per promuovere la Pia Opera di Santa Dorotea?

Se trovate per via fanciulle povere abbandonate, prendetevene cura speciale e fate loro l’ufficio di seconde madri. Gesù Cristo dimandò per ben tre volte a San Pietro se lo amava, ed assicurato della sua fedeltà gli affidò il suo gregge, sicché potete ancor voi esercitare la missione di San Pietro nell’Istituto che avete abbracciato. Vi stia a cuore ciò che vi ho detto e promettetemi questa consolazione col meditarlo di continuo.

  • Nel mistero della Pasqua

Leggendo il testamento spirituale di Don Luca si rimane stupiti della sua capacità di leggere la storia intravvedendo il mistero che la abbraccia e la supera.  “Viviamo in tempi di calamità e di gaudio”, parole folgoranti nella loro essenzialità e nella loro attualità. Non viviamo forse, anche oggi, in un tempo di calamità? Non siamo anche oggi sfiancati da situazioni di crisi, guerra, precarietà?

Che cosa può farci gustare il gaudio dentro la calamità?

  • Un percorso di speranza e di vita

Don Luca indica una traiettoria di speranza e di vita. La calamità non riesce a fermare il gaudio che avanza; le angosce e le crisi dell’umano e della storia non possono fermare l’avanzata di quel mistero di vita e di luce che in Cristo, ormai, si è fatto vicino.

Ci ricorda che “essere risorti con Cristo e cercare le cose di lassù”, non significa solo santificare la propria anima, ma, molto di più, è procurare la risurrezione a costo della vita nelle anime altrui.

Forzare la morte, svegliare l’aurora, riportare la bellezza nel cuore del mondo, creare il circolo di pensieri e parole sane, impiantare la giustizia e la pace, riaccendere la speranza, offrire un sorriso: questo è “procurare la risurrezione”.

  • Dare la vita per la salvezza di un’anima sola

Nelle sue parole finali don Luca ci ricorda che ciò che conta davvero non sono i nostri meriti o i nostri risultati, ma “dare la vita per la salvezza della anime”. Cioè, dilatare, anche a costo del sacrificio della vita, la risurrezione di Gesù perché ogni uomo ne sia toccato e ridestare nel cuore delle persone un’attenzione nuova alla gioia del Risorto.

Ha davvero ragione Don Luca: chi conosce lo spirito del Vangelo e la bellezza di Cristo, ne rimane affascinato. Si apre, si lascia provocare, si fa grembo ospitale per questo Dio appassionato e inquieto che viene, parla, consola per offrire il dono di una vita piena. Se tale e tanta è la bellezza che Dio vuole offrire al mondo, per essa bisogna offrire la vita, perché la luce della resurrezione si “dilati” in questo mondo e nel cuore di ogni uomo.

È il compito appassionante a cui, ancora oggi, ciascuna di noi è chiamata.

(liberamente tratto da F. Cosentino, Ardere per Accendere, marzo 2013, p.120-123)

error: Il contenuto è protetto