«… Coltivare cuori ricchi di cattolicità,
cioè desiderosi di universalità e di unità, di incontro e di comunione.
È l’invito a diffondere una mentalità della vicinanza – “vicinanza”,
questa parola-chiave, è lo stile di Dio, che si fa vicino sempre – una spiritualità,
una mentalità della cura e dell’accoglienza, e a far crescere nel mondo,
secondo le parole di San Paolo VI, «la civiltà dell’amore.
Nello straniero riconosciamo Dio».
Papa Francesco
Dalla piccola Calcinate (BG) alla grande Isola Rossa dell’Oceano Indiano, il Madagascar. E’ stato questo il viaggio di Giulia e Laura. Hanno scelto di partire e durante il viaggio hanno sperimentato cosa significa camminare in terra straniera.
Vasa”, è stata una delle prime parole malgasce della quale abbiamo imparato a riconoscerne il suono; suono generalmente seguito da volti curiosi e mani che ci additavano. “Vasa”: “straniero”! Ecco cosa eravamo per le tante persone che abbiamo incontrato in Madagascar.
Le giovani calcinatesi sono entrate a contatto con lo stupore dei bambini e di tutta la popolazione locale. I loro occhi si sono soffermati su quanto la vita quotidiana gli offriva.
Sono tante le cose che non abbiamo capito, sono tante le cose che avremmo voluto cambiare e di fronte alle quali ci siamo sentite impotenti. Proprio il nostro essere straniere in quella terra però ci ha permesso di riconoscere quella bellezza che è intrinseca nell’umanità, che supera i confini fisici di un paese e che permette a delle straniere di sentirsi accolte ed accettate. Perché le cose incomprensibili sono a volte davvero tante, ma se quando guardi il sorriso di un bambino seduto su un cumulo di spazzatura non capisci se quello che vedi è il volto di un bambino o di Dio, allora è bello non capire.
Giulia e Laura sono andate oltre le diversità, hanno superato le loro domande e, lasciandosi incontrare hanno messo in circolo la mentalità della cura e dell’accoglienza… una cura e un’accoglienza che rivelano l’altro e l’Altro.
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