“Quando manda le sue giovani a visitare le famiglie
le avverte che queste non hanno bisogno di essere visitate
come si ispeziona una valigia alla dogana:
bisogna andare loro come dei genitori visitano i figli
e i fratelli visitano i fratelli”
(da: Ritratti di Santi 2024 – M. Delbrel)
COME DEI GENITORI VISITANO I FIGLI …
Segundo envio de misioneras a Bolivia
Un castigliano comprensibile a tutti e molto caro alle numerose sorelle di “Lucca”, missionarie in America Latina. Scorrendone i nomi ne identifico più di una, ma la rubrica che sto curando è un “a tu, per tu” con piccoli/grandi racconti di vita, di persone che ho conosciuto più da vicino. Ho scelto, quindi, di raccontare di Suor Maria Baschieri.
Era piccola suor Maria, discreta… ma vivace, soprattutto quando ritornava con il pensiero alla sua esperienza in terra di missione, durata più di 50 anni.
Dagli Appennini alle Ande… da altitudine zero a oltre 4.000 metri…
Commovente la descrizione dell’imbarco, l’immagine della nave che lentamente si allontana dal molo accompagnata dallo sventolare dei fazzoletti e dall’eco dei saluti trasportati dal vento. In Bolivia la attendevano le consorelle del primo invio: con lei viaggiava anche suor Bernardina, una figura dolcissima.
Giunta in quella nuova terra, Suor Maria iniziò la sua esperienza missionaria a Culpina: un luogo impervio e con notevoli distanze. Lei stessa raccontava dei molti chilometri percorsi con il cavallo, delle avventure affrontate per trovare un rifugio durante la notte, della brina che imbiancava e irrigidiva gli abiti e le membra.
Ma il fervore dell’evangelizzazione, la spinta entusiasta degli inizi, il contatto con l’estrema povertà della gente le dava la forza di camminare. “Andava loro come dei genitori visitano i figli, e i fratelli visitano i fratelli”.
Figlia del Beato Luca, come Lui ardente nel cuore e svelta nei passi, era infaticabile nell’annuncio della Buona Notizia e nella carità operosa; particolarmente sensibile alle situazioni più disagiate. Per tutti aveva una parola di conforto, un aiuto, e tutti affidava all’intercessione di Maria. Era certa che nel cuore della mamma di Gesù (così era solita chiamarla) le orfanelle, i ragazzi e le ragazze del Campo, le persone anziane, i papà, le mamme… avrebbero trovato accoglienza e possibilità di vita.
E, silenziosamente, la sua azione apostolica diventava invocazione, preghiera, offerta: “Signore, i miei occhi, le mie mani, il mio corpo sono tuoi”, perché sia Tu a guardarli, ad amarli, a consolarli.
Erano tante le fanciulle che si sentiva affidate dal Fondatore: orfane del padre, stroncato dal duro lavoro nelle miniere; spesso sole, perché i genitori non potevano rientrare ogni giorno dal lavoro. Culpina, Potosì, Tarata e ancora Potosì… e quando la salute non permise più quelle altitudini: Cochabamba, Cliza e, infine, Viareggio.
Cinquant’anni vissuti in mezzo ai piccoli e agli ultimi, tutti portava e portò con sé. Vedi – mi diceva – ora sono tornata in Italia… ma posso pregare per la mia gente ed essere missionaria anche tra le pareti di questa stanza: la corona del Rosario, è per me un filo prezioso, per arrivare in quelle terre che ho lasciato solo fisicamente.
Ricordava i luoghi della missione, le famiglie che aveva visitato, il bene costruito insieme, i momenti duri e faticosi, le orfanelle, le bimbe e i bimbi scolarizzati, le consorelle ancora sul campo…
Tutti portava nel suo cuore di madre, ed era per lei naturale, direi positivamente istintivo, affidarli a Maria. Le sue dita sgranavano il Rosario giorno dopo giorno, ora dopo ora, e le parole dell’Ave Maria si sintonizzavano con il ritmo del suo respiro affaticato.
Anche a Viareggio, non mancarono le visite di persone che si sapevano accolte, ascoltate, sostenute dalla sua preghiera. Le sarebbe senz’altro piaciuto rimanere in America Latina per sempre… ma era altrettanto consapevole che in Gesù non ci sono distanze.
“Si semina Dio all’interno del mondo, sicuri che germoglierà da qualche parte”. Così scriveva S. Giovanni della Croce. La preghiera incessante era il suo imbarco quotidiano, il campo della sua nuova semina.
Suor Assunta Tonini
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