Il santo non può mai odiare, sarà sempre e comunque uomo di pace. La Solennità dei Santi di quest’anno è segnata dalla “tragedia” della guerra in più parti del mondo. Per questo facciamo memoria, come invita Papa Francesco, di tutti gli uomini e le donne che quotidianamente tracciano sentieri di pace.
L’essere operatori di pace appartiene anche ai santi della vita quotidiana. Dice il Papa: “C’è una “classe media della santità. Io vedo la santità nel popolo di Dio paziente: una donna che fa crescere i figli, un uomo che lavora per portare a casa il pane, gli ammalati, i preti anziani che hanno tante ferite ma che hanno il sorriso perché hanno servito il Signore, le suore che lavorano tanto e che vivono una santità nascosta. Questa per me è la santità comune. La santità io la associo spesso alla pazienza: non solo la pazienza come hypomoné, il farsi carico degli avvenimenti e delle circostanze della vita, ma anche come costanza nell’andare avanti, giorno per giorno”.
La festa dei Santi ricorda anche tutti i santi i cui nomi non sono noti agli uomini, ma solo a Dio. Quegli uomini del popolo che hanno vissuto santamente proprio perché pacificati interiormente e perché capaci di portare pace nei rancori delle discordie familiari e nelle guerre.
<<I santi pregano. Invocano. Adorano. E chiedono perdono. Continuamente. Cantano. Anche quando la vita si fa dura. Quando le giornate sono pesanti, gli amici tradiscono e le lacrime offuscano la vista.
Hanno imparato a scorgere il Maestro nei poveri, nei derelitti, negli abbandonati, negli esclusi. E vanno a cercarli. E restano con loro. E si mettono a servirli. Pellegrini per le strade del mondo, vanno dove lo Spirito li guida. Con una bisaccia rattoppata, striminzita e un cuore immenso. Non si fanno distrarre, ammaliare, ingannare da niente e da nessuno.
Hanno puntato al “Tutto”. E il “Tutto” si è donato a loro nella misura in cui gli hanno spalancato il cuore, l’animo, la mente. Aver conosciuto un santo è una grazia straordinaria. Nel giorno dedicato a questi fratelli maggiori, vero patrimonio dell’umanità, vogliamo ringraziare Dio per la loro amicizia, la loro vita, la loro fede. E incamminarci anche noi, senza indugio, per il sentiero della santità. L’unica strada che – anche quando è in salita – vale davvero la pena di percorrere>>.
(cfr don Maurizio Patriciello – Avvenire, 1 novembre 2016).
Ci sentiamo già in comunione con loro e insieme imploriamo il dono della pace.