I luoghi che incontriamo ogni giorno ci accompagnano e rendono familiare il mondo che abitiamo. Ci sono dei momenti in cui ci fermiamo e, come per incanto, riscopriamo significati nascosti nella geografia dei nostri territori.
L’estate o il tempo di “feria” – riposo dal tran tran quotidiano – ci offre la possibilità di andare con il cuore e il ricordo a questi luoghi che ci comunicano scintille di infinito. Incanto è ciò che suscita ammirazione e meraviglia, lo sperimentiamo attraversando paesaggi e spazi che rimandano ad un “oltre”.
In questo mese ne vistiamo alcuni e ritroviamo l’incanto dello stupore.
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Il monte
Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra.
(salmo 121)
I monti che circondano il nostro paesaggio, ci permettono di salire in alto e di avere la sensazione di una maggiore vicinanza con Dio, ci invitano ad alzare lo sguardo, a confrontarci con la roccia che è salda.
Guardiamo alle montagne grandi e possenti, solide e maestose, e ci parlano, ci ricordano abbiamo bisogno di un fondamento sicuro. È bella la montagna, quando ti avvicini ad essa hai la sensazione di essere piccolo/a, ma anche di essere di fronte ad un “trono” di magnificenza che unisce cielo e terra. Queste montagne aiutano e pregare, comunicano qualche cosa della presenza di Dio.
La Bibbia parla spesso di monti … la montagna è luogo di incontro. Alcuni monti nella esperienza biblica, infatti, sono i luoghi scelti da Dio per manifestarsi. Vi è il monte Moria verso il quale Abramo sale con Isacco per offrirlo a Dio e dove incontra Dio che non vuole sacrifici umani (cfr. Gen 22,1 ss.). Mosè ascende sul Sinai-Oreb ritenuti, per eccellenza, monti della rivelazione. Sul monte Mosè sperimenta la presenza divina nella nube (cfr. Es 19,1) e vede la gloria del Signore (cfr. Es 33,18). Sono luoghi spirituali che ricordano una presenza. Mosè sull’Oreb incontra Dio (cfr. Es 3,1) e su di esso condurrà il popolo (cfr. Dt 1,6). Dio si stabilisce sul monte Sion.
Certo il monte indica il luogo dove Dio si può incontrare, il vero monte è Gesù perché soltanto lui ci dà la possibilità di avvicinarci a Dio, anzi di vederlo, ascoltarlo senza paura, di chiamarlo Padre. Alzare gli occhi verso i monti vuol dire cercare aiuto dall’alto e l’evangelista Giovanni invita ad «alzare gli occhi verso l’alto», cioè verso colui «che è stato innalzato da terra» (cfr. 3,13; 19,37).
Le montagne che scandiscono la vita pubblica di Gesù dalle tentazioni (cfr. Mt 4,8) al mandato apostolico (cfr. Mt 28,16) sono sette. Centrale è il monte delle beatitudini dove Gesù presenta il suo programma (cfr. Mt 5-7) cui corrisponde il monte, dove dopo la sua resurrezione, Gesù consegna il mandato missionario (cfr. Mt 28,16-20). Non sappiamo quale sia questo monte. Un dato è certo: gli undici per poterlo incontrare hanno dovuto fare una «salita» sul monte fissato da Gesù (cfr. Mt 28,16), per poi «discendere» e andare, inviati da Gesù, verso i confini della terra.
“In pochi metri abbiamo svoltato e ci si è improvvisamente aperta verso nord una magnificenza di montagne innevate […] in tutto il loro spendere, una bellezza da togliere il fiato […] non ero ancora sazio di ammirare quell’orizzonte così luminoso. Mi ha invitato a entrare in un canyon stretto e se non demordi e vai avanti, trovi il coraggio di affrontare la ferrato, alla fine arrivi in cima, il panorama che ti regala è impagabile! …
(cfr dal libro di G Cecchettin, Cara Giulia, Rizzoli, Milano pp 116 – 117)
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
(salmo 17)
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