Luoghi d’Incanto #2

Sapore di sale, sapore di mare… cantava Gino Paoli nel 1963. Mare, mare, mare ma che voglia di arrivare lì da te… è un singolo pubblicato nel 1992 da Luca Carboni. Due delle tante canzoni che hanno allietato la permanenza al mare di intere generazioni.

 

Mare, luogo d’incontri e di soste solitarie. Mare, luogo di nuove amicizie e di momenti personali. Mare, luogo di appuntamenti fissati dall’anno precedente e di passeggiate lungo la riva.

 

Da qualsiasi punto lo si ammiri, da seduti sulla battigia o dall’alto della costa a strapiombo, il mare incanta. La sua vastità rimanda ad un oltre, ad un senso di libertà. Le varie tonalità del suo colore richiamano la creatività. Il suo moto calmo rievoca la pazienza e la perseveranza.

 

Il mare affascina in ogni periodo dell’anno. Che sia un’estate al mare o che sia il mare d’inverno, l’immensa distesa di acqua stupisce e sorprende… sempre: la sua calma e la sua violenza, il suo arrivare leggero a toccare la terra e il suo lasciarsi spingere dal vento sul bagnasciuga, il suo accogliere quanti vi entrano e il suo lasciarsi attraversare.

 

Mare profumo di mare. Altro tormentone che ritmava i passi di chi ballava nelle balere degli anni ‘80. E sì… prima ancora di poterlo toccare, prima ancora di poterlo vedere, il profumo del mare raggiunge le tue narici e la sua essenza si rimpasta con i ricordi, con il tuo essere più profondo.

 

Negli ultimi decenni, il mare ‘incanta’ per essere diventato anche una via di salvezza che spesso si trasforma in luogo di morte. All’orizzonte delle nostre coste capita, infatti, di scorgere imbarcazioni sovraccariche di persone che sperano di arrivare a toccare terra e, nelle peggiori delle ipotesi, purtroppo – quella speranza annega nel più profondo blu.

 

La Sacra Scrittura racconta frequentemente del mare. È una realtà simbolo di fecondità ma è anche fonte di distruzione. Ci rimanda alle acque primordiali e al mistero del caos. Nel libro dell’Esodo il mare è la sola via di fuga per ottenere salvezza e liberazione dalla schiavitù: esso diventa per il popolo d’Israele un grembo di rinascita.

 

Nei Vangeli la riva del mare da luogo di sostentamento diviene luogo della vocazione dei primi discepoli; è anche lo spazio dove Cristo mostra la sua signoria: cammina verso i suoi sulle acque (Mc 6,49; Gv 6,19), placa la tempesta con la sola forza della sua parola, scosta la barca da terra per annunciare la Buona Notizia.

 

I pesci, frutti del mare, oltre ad essere fonte di nutrimento, sono anche simbolo di riconoscimento di Cristo e successivamente anche dei primi cristiani.

 

Come i primi discepoli rimasero incantati davanti a Gesù che metteva a tacere la furia del mare, così anche noi, contemplando questo luogo, possiamo lasciarci incantare dalla sua bellezza silenziando le altre voci che in noi provocano ‘tempesta’.

 

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Luoghi d’incanto 2

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