Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria. (Colossesi 3, 1-4 – cfr Testamento di don Luca)
Quando al bambino si vuole indicare dove sia Dio, di solito si indica spontaneamente il cielo. È quello che tutte le civiltà hanno fatto, considerando gli infiniti spazi “celesti” i luoghi del divino o ricorrendo ai monti la cui vetta sembra perforare il cielo, mentre la valle e la pianura sono la residenza umana e di tutte le altre creature. Questo è solo un simbolo, san Paolo propone ai cristiani lo stesso contrasto tra cielo e terra. Egli parla di un “lassù”, segno della gloria, della pienezza di vita, del dono d’amore totale. Noi intanto siamo sulla “terra”, ove c’è ancora il respiro affannoso del male, della fatica, dell’incertezza, del limite.
Per rivolgere lo sguardo nuovo alle cose di lassù siamo stati immersi, in questa notte SANTA, in Cristo: Lui, il Dio che si è immerso nella nostra umanità. In Lui possiamo camminare in una novità di vita, diventando partecipi di un destino di eternità. Abbiamo la vita di Dio. Non è una formalità. È un DNA nuovo, una logica diversa, un modo divino di incarnare la nostra umanità. Intimamente uniti a Cristo, possiamo affrontare la morte con libertà, offrendo noi stessi. Non più come schiavi, ma come figli liberi, consapevoli che la vita è eterna perché è una promessa del Padre.
Anche noi allora passiamo dall’essere morenti a viventi, grazie all’amore di Dio, che in Cristo possiamo intimamente sentire come nostro dono personale, libero e definitivo. Cosa significa cercare tra i morti colui che è vivo? Vuol dire non saper rinnovare lo sguardo, continuare a frugare tra le cose della terra, anziché alzare lo sguardo per vivere per quelle eterne. Significa continuare a vivere facendo i conti col passato, anziché aprendosi alla novità del futuro. Gesù lo aveva spiegato bene: la morte è solo un passaggio verso una vita più grande.
Don Luca nel suo testamento invita a smettere di cercare tra le cose morte il Risorto, a non continuare a pensare alle cose passate, agli errori, ai fallimenti. Il dinamismo della Pasqua ci conduce alla logica pasquale: che quando si perde si vince, quando si perdona si riceve più amore, quando si è scartati dagli uomini si è scelti da Dio. Eppure, «Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui» (Rm 6,9).
Anche noi possiamo vivere liberi dall’inganno della morte, se accettiamo di lasciare i nostri fallimenti alla misericordia di Dio per stringere tra le mani la gioia di essere da lui amati fino alla fine.
Buona Pasqua!
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