Siamo stati abituati a maturare il pensiero che la santità è un carattere di perfezione spirituale attribuito a chi si è conformato alla vita di Cristo già qui sulla terra. Se questo è valido come principio, nella pratica si distorce. Abita in noi, infatti, la convinzione che il santo è colui che è riuscito, con la sua ‘eroicità’, ad essere speciale, inarrivabile, inimitabile. Una santità concepita in questi termini, rimane ai nostri occhi, una santità sconosciuta.
La Chiesa, che è madre, ci educa a riconoscere la santità come quel frammento di vita nuova nascosto nell’ordinarietà del nostro quotidiano. Dai primi secoli e fino ad arrivare ai nostri giorni, i santi e i beati sono coloro che hanno dato forma nella storia al Vangelo, aprendo, con il loro esempio, la strada verso il cuore di Dio nel segno del messaggio del Risorto.
Se leggiamo con gli occhi del cuore la vita e la storia che siamo chiamati a percorrere, possiamo vedere delineata non una santità da calendario o relegata nelle nicchie delle chiese edificio, ma una santità della porta accanto. A questa santità tutti siamo chiamati, perché tutti, con il battesimo siamo stati immersi nella vita di Dio: una vita piena, abbondante, nascosta in Dio… una vita beata!
Scrive Sammy Basso (giovane affetto da progeria deceduto il 5 ottobre scorso): c’è solo stata una vita da abbracciare per com’era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio, né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio.
Buona festa!
A cura della redazione